Lungomare di Bari - Torre a Mare
14 dicembre 2003

C'è una brutta abitudine, illegale, di stendere le reti da pesca a pochi metri dalla riva per poi abbandonarle. In una di queste reti, a 30 metri dalla riva proprio in corrispondenza della fermata dell'autobus n° 12 è andata ad impigliarsi, oggi, una bella STROLAGA MEZZANA.

Si dimenava muovendo quasi esclusivamente l'ala sinistra, e tra le zampe si vedeva una corda azzurra che sembrava bloccare anche loro, ma era l'ala destra che destava più preoccupazioni.
Dalla riva non era chiaro se si fosse rotta oppure se fosse semplicemente bloccata dalla rete. Cercava di liberarsi sia in volo che sott'acqua.
Non avevo mia visto una Strolaga in abito invernale, in volo, per cui mi ha sorpreso l'estensione chiara del sottoala.

Ho cercato con i miei due figli piccoli di trovare una barca per andarla a liberare, ma essendo le due del pomeriggio tutti stavano a mangiare le orecchiette e le braciole al ragù e la nostra ricerca è stata vana. La distanza era facilmente raggiungibile a nuoto, e il caldo (14°) lo permetteva, ma poi sarebbe stato difficile sia tagliare la rete che far tornare l'uccello a riva per un controllo veterinario.
Quindi ho chiamato Giuseppe Nuovo e Tommy Capodiferro, quest'ultimo della Capitaneria del Porto di Bari. Con un cannocchiale siamo riusciti a capire che solo l'ala destra era bloccata e nonostante un tremolìo che ne testimoniava la stanchezza - chissà da quante ore già si stava dimenando - la Strolaga non sembrava ferita.

Giuseppe e Tommy dopo vari tentativi hanno trovato una barca e l'assistenza di un giovane pescatore locale di nome Fortunato Cinquepalmi (che ringraziamo) ed io ho contattato un veterinario locale molto bravo con gli uccelli, Antonio Larini, che si è subito offerto di aiutare.
La barca è arrivata verso il tramonto.
All'avvicinarsi della barca, la Strolaga ha cercato naturalmente di scappare ed essendo Strolaga non ha pensato di scappare volando via come farebbe un qualsiasi uccello "normale", bensì tuffandosi. Ma invano, perché Giuseppe, dopo essersi consultato con i due giovani esperti pescatori della famiglia Cinquepalmi, ha preso la rete e l'ha trascinata velocemente a bordo.

Poi sono tornati verso il porticciuolo di Torre a Mare, dove io e Tommy li aspettavamo col veterinario Antonio Larini e una comitiva di pescatori molto curiosi.
Uno di questi che avrà avuto una settantina di anni e che a prima vista non sembrava particolarmente istruito, vedendo la Strolaga in mano a Giuseppe, l'ha subito chiamata "il sommozzatore", facendoci venire il legittimo sospetto che conoscesse i nomi degli uccelli in inglese (infatti la strolaga si chiama "Diver"). A parte gli scherzi, sembrava avere una conoscenza di questa specie che farebbe capire che non si tratta di una visitatrice tanto accidentale - negli ultimi anni l'abbiamo vista spesso, ma forse la mancanza di record dagli anni precedenti è più sintomatica dell'assenza di birdwatchers che non di strolaghe.

Prossima tappa lo studio veterinario Larini, dove (dopo averle coperto la testa con un asciugamano) le mani esperte del chirurgo (nonostante l'ingessatura del polso destro) hanno tolto subito i tanti pezzi di nylon che le immobilizzavano le ali. Un controllo delle ali e delle zampe dimostrava che non aveva ferite. Nel momento in cui decidavamo se tenerla in cattività per una notte per controllarla, la decisione ci è stata tolta di mano. Fino a questo momento la strolaga si è dimostrata tranquilla, ma sentendosi finalmente liberata ha dato due colpi di ali potenti, riuscendo nel frattempo anche a mordere il dito di Giuseppe Nuovo. Era il segno che stava bene e quindi abbiamo deciso di liberarla subito su una spiaggia vicina.

Sono sceso sulla spiaggia stretta e mi hanno passato la Strolaga. Alla prima ondata l'ho rilasciata e ha dimostrato tutto il suo dinamismo battendo le ali e le zampe fortissimamente sulla superficie, lasciando una scia bianca lunga 20 metri nell'acqua nera nel giro di pochi secondi. Poi naturalmente il primo tuffo ed è sparita nella notte.
Spero di rivederla in questi giorni alla fermata!
Mi chiedo quanto uccelli marini muoiano ogni anno per queste reti illegali senza che nessuno (tranne i pescatori di frodo) se ne accorgano. Mi ha confermato Tommy che la Capitaneria sequestra settimanalmente molte di queste reti ma che questo non ferma i delinquenti. Grazie al suo intervento, siamo riusciti a venire in contatto con un bell'animale e (cosa purtroppo rara) di poter intervenire tempestivamente. Chissa quando sarà possibile ammirare così da vicino un'altra volta il piumaggio da sgombro soffice, le zampe grigie assolutamente piatte, lo sguardo da anguilla - infatti, come dice Tommy, è una perfetta macchina da pesca.

Testo di Anthony Green
Foto di Tommaso Capodiferro e Giuseppe Nuovo

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