V I S U A L I Z Z A D I S C U S S I O N E |
Ros |
Inserito il - 19/10/2007 : 19:30:39 Da tempo desideravo immergermi nelle acque del Mar Piccolo di Taranto, purtroppo conosciuto da tutti come uno dei posti pi? inquinati e degradati d?Italia. In effetti, qui come non mai, la Natura ? stata profondamente violentata e sfruttata.
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Tra i pali di allevamento delle cozze, attivit? da sempre realizzata in queste acque, ? per? ancora possibile emozionarsi...
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15 U L T I M E R I S P O S T E (in alto le più recenti) |
Ros |
Inserito il - 28/10/2007 : 12:28:49 Giuseppe ho chiesto ad un mio amico esperto di ascidie e la specie che ti ha colpito della seconda e decima foto ? un'ascidia coloniale e appartiene al genere Botrylloides. Forse ? una delle tante specie alloctone che vivono nel Mar Piccolo.
Sicuramente aliena ? invece quest'altra ascidia coloniale molto diffusa sui pali delle cozze di provenienza Atlantica. Viene addirittura dall'arcipelago delle Bermuda e non a caso si chiama Distaplia bermudensis.
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Ciao Rossella |
Ros |
Inserito il - 24/10/2007 : 14:27:48 "Il 2? seno del Mar Piccolo, cio? quello pi? interno, va guastandosi, ma voglio sperare che le competenti autorit? provvederanno in tempo per eliminare l'inquinamento . . ."
Povero grande Parenzan (da me profondamente stimato ed ammirato sia come uomo sia come naturalista insuperabile), se avesse potuto assistere all?evoluzione delle cose... sicuramente nutriva troppe speranze nelle ?autorit? competenti? e soprattutto nel buon senso dei tarantini. Speranze purtroppo vane.
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fabbricamare |
Inserito il - 24/10/2007 : 09:05:23 Lui parla della pesca al corallo sulle isole Cheradi di S. Pietro e S. Paolo (Mar Grande). "Oggi del corallo nobile non v'? pi? traccia . . . Cataldantonio Atenisio Carducci afferma che il corallo era ramosissimo, perfetto e rosso, e che se ne pescavano, nei nostri mari, in abbondanza.I pescatori lo raccoglievano calando e battendo contro le rocce profonde ("chianca ricca") lo strumento chiamato "acre ferramentum". I rami cos? strappati si vendevano con molto vantaggio fuori Taranto: . . . la pesca al corallo era prerogativa delle famiglie che avevano ereditato dai loro antenati la conoscenza degli scogli che lo producevano, e che il padre trasmetteva al figlio".
Negli anni '50 Parenzan dice che "i tre bacini presentavano un ventina di habitat differenti. Nel Mar Grande, lungo l'asse che va dal vecchio porto commerciale all'estremit? orientale dell'isolotto di S. Paolo, erano presenti quattro zone di coralligeno. Attualmente tutti i menzionati tre mari hanno mutato il loro aspetto biologico. Il 2? seno del Mar Piccolo, cio? quello pi? interno, va guastandosi, ma voglio sperare che le competennti autorit? provvederanno in tempo per eliminare l'inquinamento . . ." Devo andare ciao
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Ros |
Inserito il - 23/10/2007 : 21:08:26 Ciao Enrico non credo che nel Mar Piccolo di Taranto sia mai potuto crescere il corallo rosso. Forse in Mar Grande o nel Golfo di Taranto e sicuramente ad una profondit? ben pi? maggiore della massima ragginta nei due seni del Mar Piccolo. Inoltre il tipo di fondale fondamentalmente incoerente (fangoso) non fornirebbe, anche se ci fossero le condizioni ambientali idonee alla crescita del gorgonaceo, l'adesione delle planule. I soli substrati duri sono rappresentati dai pali in legno della mitilicoltura. Probabilmente Parenzan si riferiva a siti profondi a largo di Taranto dove esistevano affioramenti rocciosi coralligeni su cui cresceva anche il pregiato corallo rosso.
Per effettuare immersioni nel Mar Piccolo non c'? bisogno di permessi particolari. Non ci si pu? immergere solo in alcune zone vietate perch? militari (Buffoluto, zona arsenale militare, ecc.).
Ciao Rossella |
fabbricamare |
Inserito il - 23/10/2007 : 14:22:33 Bellissime e Bellissimo!!! Prorpio qualche giornoi fa leggevo su "La Puglia marittima" del mar piccolo di Taranto ed eccolo qui. Se riesco posto qualche curiosit? di Parenzan. Una la ricordo e cio? che un tempo si pescava copiosamente il corallo rosso. Servono dei permessi particolari per poter immergersi? A presto e complimenti. |
Giuseppe Alfonso |
Inserito il - 22/10/2007 : 09:48:56 Incredibile Rossella!!! Avevo gi? sentito parlare della straordinaria biodiversit? del Mar Piccolo ma non avevo mai visto alcuna immagine che la ritraeva. Vedo che finalmente sei riuscita a immergerti l?. Le ascidie coloniali della seconda e della decima foto sono incredibilmente belle, non le avevo mai viste come gran parte delle cose che hai fotografato e postato in questo topic. Anche le ascidie colanti hanno attirato la mia attenzione (). Complimenti per le foto e per la eccellente spiegazione eco-biologica, sei impeccabile! |
Ros |
Inserito il - 21/10/2007 : 11:00:57 Prego...
Aggiungo che, quando fu coniato, il termine "eutrofizzazione" indicava un processo di miglioramento delle condizioni trofiche delle acque, in seguito ad un volontario arricchimento di sali minerali. Infatti, dal greco il suffisso "eu" significa letteralmente "buono". Attualmente il significato "ottimistico" ? decaduto e con il termine si definisce un processo di progressivo e anomalo arricchimento organico che provoca, in condizioni estreme, crisi distrofiche. |
gli Sgrilli |
Inserito il - 20/10/2007 : 20:00:09 Ecco...volevo arrivare propio al fenomeno dell'eutrofizzazione. Sei stata chiarisssma...ciao e grazie.... |
Ros |
Inserito il - 20/10/2007 : 17:09:25 Indubbiamente l?arricchimento di materia organica e la successiva mineralizzazione (ad opera di batteri aerobi) in nitrati e fosfati inorganici, crea temporaneamente un miglioramento delle condizioni trofiche delle acque. Sottolineo temporaneamente perch? in ambienti caratterizzati da un forte input di materia organica, all?iniziale gigantesco sviluppo di comunit? animali e vegetali pu? seguire un?altrettanto rapida e completa desertificazione biologica.
Mi spiego meglio: in acque povere di nutrienti (oligotrofiche) i produttori (alghe e fitoplancton), che necessitano di sali minerali per crescere e riprodursi, sono in numero modesto. Chiaramente se gi? i produttori sono pochi, i consumatori primari (erbivori e zooplancton) saranno ancora meno e cos? via attraverso la catena trofica.
In acque arricchite di materia organica (eutrofiche) la situazione ? nettamente diversa: esplosioni fitoplanctoniche forniscono cibo per un gran numero di consumatori primari che a loro volta vengono mangiati da piccoli carnivori, ecc. ecc.
Questa situazione apparentemente ottimale, che si ritrova appunto in luoghi inquinati dove esistono scarichi civili, industriali o di origine agricolo-zootecnica ? soggetta per? a capitolare non appena gli input di materia organica eccedono quella che ? la naturale capacit? portante del sistema. L?arricchimento eccessivo provoca infatti da un lato lo sviluppo abnorme del fitoplancton che pu? raggiungere densit? di milioni di cellule per litro d?acqua e dall?altro un notevole consumo di ossigeno utilizzato dai batteri aerobi per degradare la materia organica (oltre agli input antropici anche tutte le cellule fitoplanctoniche morte). I livelli di ossigeno incominciano quindi ad abbassarsi nel corpo idrico raggiungendo, nelle situazioni peggiori, valori prossimi allo zero. In totale assenza di ossigeno i batteri anaerobi sul fondo continuano a degradare la materia organica liberando idrogeno solforato, ammoniaca e metano che provocano la completa desertificazione dell?ambiente. Tutti gli esseri viventi aerobi periscono. Queste crisi, denominate crisi distrofiche, spesso si verificano soprattutto nei mesi estivi nel Mar Piccolo e in tutti i luoghi confinati (come lagune e stagni costieri), soggetti a forte arricchimento organico. Hanno termine solo quando avviene un significativo ricambio delle massa d?acqua che apporti nuovo ossigeno disciolto.
Mi scuso per essere stata cos? prolissa
Ciao Rossella |
gli Sgrilli |
Inserito il - 19/10/2007 : 21:11:13 Ros a cosa credi sia dovuto questo fenomeno? L'elevata quantit? di nutrienti credo giochi un ruolo fondamentale e in posti dove l'acqua sembra "sporca" la densit? di animali ? spesso elevatissima....lo sanno bene i pescatori in apnea che in genere prediligono zone in cui ci sono scarichi a mare o addirittura posti in cui sfociano fiumi (vedi Fortore o Capoiale a foce Varano)...
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Ros |
Inserito il - 19/10/2007 : 19:53:14 E sul fondo ricoperto da un fitto strato di alghe verdi filamentose (Chaetomorpha sp.) un grosso esemplare di Melibe fimbriata, specie lessepsiana (cio? introdotta attraverso il Mar Rosso nel Mar Mediterraneo), che qui ha trovato il suo ambiente ideale.
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Particolari sono le sue cerata, piatte appendici dorsali. Immagine:
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Vorrei sottolineare che le foto rendono solo minimamente idea della straordinaria comunit? che vive celata sotto le maledette ciminiere, come in un inspiegabile paradosso.
Saluti a tutti Rossella
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Ros |
Inserito il - 19/10/2007 : 19:49:31 Non mancano i nudibranchi questo doride (Dendrodoris limbata) si muove lentamente su colonie di idrozoi.
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Ros |
Inserito il - 19/10/2007 : 19:48:12 Una piccola boa si ? trasformata in un ?bouquet? di ascidie (Styela plicata e Clavelina sp.).
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Ros |
Inserito il - 19/10/2007 : 19:46:54 Colano dai pali grosse ascidie biancastre (Giuseppe hai visto ho trovato anch?io qualcosa di ?colante? )
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Ros |
Inserito il - 19/10/2007 : 19:45:14 Queste ascidie coloniali, come fili d'oro, rivestono una stiela (Styela plicata).
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