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OresteCaroppo
Utente Normale
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Inserito il - 02/12/2007 : 03:04:59
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Il Fragno quercia spontanea anche nel Basso Salento dove ? presente e nella variet? normale e in quella macrobalana
Gentili amici del forum,
sto conducendo uno studio e ricerca sul campo relativamente alla presenza di esemplari di fragno (Quercus trojana Webb.), spontanei nell? area del basso Salento. Nelle mie ricerche, che mi hanno portato alla scoperta di interessanti formazioni e vetusti alberi di fragno, relitti delle antiche foreste, che ancora nell? ottocento ricoprivano gran parte di questa regione, ho individuato alcuni interessanti alberi che producono ghiande, che mi paiono di dimensioni relativamente pi? grandi rispetto a quelle di altri alberi della medesima specie, e pi? prossime alle dimensioni proprie delle ghiande di vallonea (Quercus aegilops L. subspecie macrolepis Kotschy), pur diffusa nel Salento meridionale. Questi interessanti alberi di fragno sorgono nell? entroterra otrantino, pi? prossimi dunque al versante orientale della penisola salentina.
Il Gavioli descrisse una formazione di fragni nei pressi di Matera, che producevano ghiande di grosse dimensioni, e che sono classificati come variet? macrobalana Gavioli. Ho letto anche della presenza di questa variet? nei boschi di San Basilio, in agro di Mottola (TA). Pare si tratti di una variet? molto rara assente nei Balcani, dove il fragno ? particolarmente diffuso, e dunque la si ritiene, sin ora, un endemismo solo dell? area murgiana apulo-lucana, in particolare dell' area Matera-Mottola.
Degli altri fragni relitti nel basso Salento, ho osservato sin ora soltanto le ghiande dei fragni della formazione di Porto Selvaggio; queste appaiono pi? minute, di quelle qui prese in esame (vedi foto di confronto).
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Sempre a motivo di confronto nella foto di seguito presentata, mostro delle grandi ghiande di vallonea (provenienti da alberi nell? agro di Scorrano, in provincia di Lecce), accanto a quelle di fragno in esame (entroterra otrantino).
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Non avendo ancora avuto modo di recarmi nell? area di Mottola, e avendo visto che molti dei frequentatori di questo sito hanno postato nel tempo numerose, dettagliate e bellissime foto di fragni dell? area murgiana, vi chiedo se avete avuto modo di osservare le ghiande di Quercus trojana macrobalana , come anche quelle di normalissimi fragni, al fine di poter capire se le ghiande qui mostrate possono ricondursi alla variet? macrobalana Gavioli, o se rientrano invece nella normale variabilit? intraspecifica della Q.trojana.
Grazie per l' attenzione
Oreste Caroppo
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giuseppe nuovo
Amministratore
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Inserito il - 02/12/2007 : 09:59:44
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benvenuto nel forum Oreste
per quanto riguarda la mia esperienza nei boschi della provincia di Bari ho notato una grande variabilit? nella dimensione delle ghiande del fragno. Alcune davvero 'enormi'. Non sapevo della esistenza di questa 'variante'. La differenza nella variet? macrobalana ? solo nella dimensione della ghianda o ci sono altri caratteri? Far? pi? attenzione e ne prender? dei campioni per misurarle se pu? servire. Andrebbe anche comparata con la foglia della pianta di appartenenza?
salutoni
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Giuseppe Nuovo Bari argonauti@ymail.com http://www.argonauti.org
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Gli Astuti
Moderatore
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Inserito il - 02/12/2007 : 22:23:09
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Un'amica ritiene di possedere all'interno del proprio fondo, sito a Martina Franca (TA), una quercia della variet? "macrobalana". Le chieder? di poter scattare qualche foto per documentare.
Interessante lavoro
P.S.: ci confermi quindi la presenza del fragno nel basso Salento. Anche noi infatti c'eravamo accorti di qualche albero a porto Selvaggio all'ingresso di un tratturo. Lo riconducevamo per? a probabili coltivazioni.
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Modificato da - Gli Astuti in data 02/12/2007 22:24:14 |
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Saluti
Gli Astuti ovvero Piero e Gianpasquale Chiatante Martina Franca (TA) |
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OresteCaroppo
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Inserito il - 03/12/2007 : 05:21:21
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Vi ringrazio gentili Giuseppe e ?Gli Astuti?, per l? attenzione!
In merito alla variet? macrobalana Gavioli della Quercus trojana
Della variet? macrobalana si citano solo le ghiande come elemento caratterizzante, le foglie non dovrebbero essere dissimili da quelle della variet? normale.
?Macrobalana? significa proprio ?dalle grosse ghiande?; ? termine scientifico composto dalle parole greche ?makros?, ?grande?, e ?b?lanos?, ?ghianda?.
Son curioso di aver presto maggiori informazioni sul fragno di variet? macrobalana Gavioli, segnalato in agro di Martina Franca, in particolare in merito alle dimensioni delle ghiande e delle cupole, e quale periodo migliore di questo, in cui molte ghiande stanno cadendo mature al suolo!
Oreste Caroppo
(e-mail: orestecaroppo@yahoo.it)
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Modificato da - OresteCaroppo in data 03/12/2007 05:23:24 |
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OresteCaroppo
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Inserito il - 03/12/2007 : 05:42:37
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Il Fragno specie autoctona nel Basso Salento
Sin dal 1995 ho condotto studi e ricerche sul campo nel basso Salento, volte all?individuazione di superstiti alberi di fragno e le ricerche sono state piuttosto fruttuose: diversi grandi esemplari, ma anche macchie e qualche boschetto misto con diversi alberi e alberelli di Q. trojana, ancora si rinvengono in questo territorio. Oltre alle evidenti presenze botaniche perfettamente vegetanti, anche fonti toponomastiche e storiche supportano la mia tesi di un indigenato del fragno nel basso Salento. Analisi poco capillari hanno sin?ora fatto credere che l? areale di diffusione naturale della Quercus trojana, non si estenda al di sotto dell? asse Taranto-Brindisi, per ragioni essenzialmente climatiche termico-pluviometriche; il fragno invece insieme alla vallonea era una presenza caratteristica anche dei boschi basso salentini, querceti misti con numerose specie di Fagacee, prima dei selvaggi disboscamenti dei secoli scorsi!
Qui di seguito, vi allego la foto di un grande albero di fragno sito in agro di Minervino di Lecce, in contrada Ore, che ho individuato il 3/8/1996.
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"Fragnu Ore", con accanto Oreste Caroppo, foto del 23.9.2007.
Dati biometrici: il ?Fragnu Ore? ha un?altezza di circa 12,5 m , e un tronco con circonferenza basale di circa 240cm. Il tronco ? particolarmente alto, e si biforca a circa 5 metri da terra.
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Particolare del tronco del ?Fragnu Ore?.
Nelle seguente cartina riporto i principali siti basso salentini in cui ho osservato sin ora esemplari o formazioni di aspetto spontaneo di Quercus trojana, a sud della citt? di Lecce.
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Oreste Caroppo
(e-mail: orestecaroppo@yahoo.it)
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OresteCaroppo
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Inserito il - 03/12/2007 : 05:58:47
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Cannole: Cerceto e il Fragno Riguardo al sito di Cannole, ? l? che ho raccolto le grosse ghiande oggetto di questa discussione. Il territorio di Cannole era un tempo chiamato ?Cerceto?, termine che etimologicamente significa ?bosco di cerri?, ?luogo in cui crescono numerosi alberi di cerro?. Ora in latino il ?cerrus? ? una specie di quercia che produce ghiande di grosse dimensioni, si tratta in particolare del cerro, Quercus cerris, una delle tipiche querce pugliesi, che appartiene al medesimo subgenere, Cerris, del fragno e della vallonea; notevoli son poi le somiglianze tra le loro ghiande e le loro cupole, soprattutto tra fragno e cerro, tali da poter ipotizzare che in tempi pre-scientifici poca distinzione fosse fatta tra queste ultime due specie, se teniamo poi conto del fatto che nel Salento meridionale si rarefa fino quasi a scomparire, la presenza del cerro, per lasciare il posto al fragno, ne derivo la seguente ipotesi: nell? attuale feudo di Cannole nei secoli passati era presente un vasto querceto misto con alberi di fragno, anche dalla grossa ghianda, macrobalana, pi? simile a quella del cerro; ?cerreto? o anche 'cerreta' ? comunemente chiamato il bosco di cerri, e per le ragioni dette tale fu considerato anche quel querceto basso salentino, localmente chiamato con voce deformata ?cerceto?; da quella peculiare copertura vegetale ne trasse nome il medioevale ?feudo di Cerceto? ! Gli alberi di fragno che ancora sopravvivono l? in situ, sono dunque i vivi testimoni di quel florido passato arboreo, nonch? all? origine del nome del sito, meritano pertanto la massima cura ed interventi di propagazione e locale diffusione della specie!
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Cannole albero di fragno alto 15m circa, ha diametro basale del tronco di 174cm, sorge in contrada Casalini, sito in cui si osservano quattro grandi fragni e lembi relitti di macchia mediterranea. La scoperta della formazione di contrada Casalini risale all? 8/9/1995. La foto sovrastante ? del 21.9.2007. Il luogo non ? prossimo al Parco Naturale di Torcito.
I termini latini ?cerrus? e il pi? generico ?quercus? han la stessa origine etimologica, non stupisce allora l?esistenza di una voce locale ?cerqua? (da ?cerrus?-?cercus?), da cui il termine ?Cerceto?; osservo ancora che la voce ?cerqua?, per indicare una non ben chiara specie quercina, ? attestata anche in documenti antichi basso salentini! E? molto probabile che si riferisca al fragno! Altre varianti volgari presenti in Italia con la stessa etimologia dei latini ?cerrus? e ?quercus?, e che richiamano l?antica voce salentina ?cerqua?, oggi caduta in disuso, sono ?ciercia? e ?cerza?.
Riguardo a queste segnalazioni inedite qui esposte per la prima volta pubblicamente e agli ulteriori studi condotti sull? argomento sar? prodigo eventualmente di maggiori dettagli.
Oreste Caroppo
(e-mail: orestecaroppo@yahoo.it)
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OresteCaroppo
Utente Normale
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Inserito il - 04/12/2007 : 01:17:11
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Cannole: il Parco di Torcito e il Fragno
Riguardo all? etimologia di ?Cerceto?, osservo che dalla voce volgare ?cerza?, col significato di ?quercia?, pi? probabilmente ?cerro?, deriva un altro toponimo attestato in Italia, ?Cerzeto?, di genesi dunque perfettamente paragonabile al toponimo basso salentino ?Cerceto?, legato alla variante locale ?cerqua? sempre del latino ?cerrus?.
Ancora oggi l? agro di Cannole ? chiamato dai locali con l? antico nome ?Cerceto?. In esso si estende anche il vasto Parco Naturale di Masseria Torcito, che, errata corrige, ? in prossimit? dei fragni di ?fondo Casalini?! Il Parco di Torcito, ? frutto di recenti impianti forestali volti a recuperare aree ormai brulle e degradate, che per? come raccontano i toponimi e diversi lembi di macchia mediterranea e grandi alberi superstiti di querce di numerose specie, erano un tempo coperte da estesi boschi! Sebbene nel Parco di Torcito siano state piantumate diverse specie alloctone, l? alta biodiversit? che ha ispirato la filosofia dell? impianto, ha visto anche la reintroduzione di numerose specie di conifere, latifoglie e sempreverdi, che, a ben vedere, erano in passato presenze tipiche o comunque autoctone della flora salentina, a dispetto di diffuse convinzioni che, merito l? alto degrado attuale, tendono a limitare a pochissime specie forestali, il presunto diritto di essere annoverate tra le essenze da impiegare nei rimboschimenti salentini!
?Torcito? ? molto probabilmente, a mio avviso, deformazione dell? originario ?Cerceto?; un?antica masseria che sorgeva e sorge tuttora in quel feudo, ? detta Masseria di Torcito, da cui il parco attiguo, che le si sviluppa intorno, ha tratto il nome; forse ?Torcito? nasce pi? precisamente, dalla ibridazione, dall? incrocio, tra i termini ?Cerceto?, e il termine ?torchio?, quest?ultimo legato alla spremitura delle olive e alla produzione dell? olio, che si faceva nel frantoio ipogeo di quella masseria, e dunque rispetto a ?Cerceto?, ? pi? legato alla masseria; certo ? che dai locali, una vasta area rurale dell? agro di Cannole viene chiamata indifferentemente ?Cerceto? o ?Torcito?, e i due termini sono usati come sinonimi.
Una piacevole coincidenza vuole, che proprio in quel parco dal nome etimologicamente legato al fragno, la Forestale vi abbia impiantato, pochi decenni f?, alcuni filari di Quercus trojana! Sarebbe opportuno, sfruttando la presenza della vicina area protetta, recuperare geneticamente anche le locali variet? di fragno!
Riguardo alla diffusione della Q. trojana ancor oggi a Cannole, aggiungo che anche altri grandi alberi della medesima specie, oltre a quelli esistenti in contrada Casalini, si rinvengono, o almeno si rinvenivano fino a pochi anni fa nel suo agro. Nel feudo di Cannole, si ritrovano ancora grandi querce di leccio, quercia spinosa e di specie del subgenere Robur, alcune ibride, addirittura talvolta con caratteristiche ghiande portate su lunghi peduncoli, ricordo genetico dell' antica presenza nel basso Salento della farnia (Quercus peduncolata). Non ho osservato invece sin ora vecchi esemplari di vallonea, pur diffusa nel resto del territorio basso salentino; ? questo un dato ulteriore a favore dell' ipotesi di identificazione delle 'cerque' dell? antico ?cerceto?, con fragni e non con vallonee!
Mi par di aver capito che la politica della Forestale veda oggi di buon grado la piantumazione del fragno nel basso Salento, anche sulla base di regolamenti che invitano a diffondere in territorio pugliese le due sue peculiari querce, la vallonea e il fragno. Attualmente nel vivaio della Forestale in San Cataldo di Lecce, si procede regolarmente alla semina di ghiande di fragno ! Nell? elenco delle specie presenti e il cui germoplasma ? raccolto dall? Orto Botanico Universitario di Lecce, figura la Quercus trojana.
Le segnalazioni botaniche cui qui ho accennato, sono state comunicate al Corpo Forestale dello Stato e all?Orto Botanico Universitario di Lecce.
Spero con questi studi di aver dato un contributo al sostegno della mia tesi di un indigenato del fragno anche nel territorio del basso Salento. Osservo che anche su autorevoli testi italiani di botanica, la Provincia di Lecce, era inclusa nell?areale di diffusione naturale del fragno, prima che recenti lavori mettessero in dubbio la veridicit? di questo dato. Spero di aver fornito con queste note maggiori dettagli per ampliare i siti da valorizzare, tutelare e difendere nel territorio basso salentino, e dove raccogliere ghiande per la locale propagazione della Q.trojana e delle sue eventuali variet? indigene.
P.S. ulteriori indagini porteranno certamente alla scoperta di altri fragni basso salentini ancora sfuggiti alla vista di studiosi ed esperti. Qualsiasi ulteriore segnalazione in merito sarebbe per me graditissima!
Piantare nel basso Salento, una ghianda dei rari fragni autoctoni relitti, come anche di vallonea o di una qualsiasi delle altre numerosissime querce pugliesi, vuol dire contribuire al recupero naturale, culturale, storico e paesaggistico di questa bellissima terra, tanto ferita e martoriata negli ultimi secoli da selvaggi ed estesissimi disboscamenti!
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indirizzo: via F.Baracca n.3, Maglie (LE), c.a.p.73024 tel. 0836423855 cell. 3477096175
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Modificato da - OresteCaroppo in data 04/12/2007 01:27:12 |
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rocco
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Inserito il - 04/12/2007 : 18:02:22
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Ciao Oreste! ci si rivede! non manco di ripeterti che puoi fare affidamento su di me e sugli altri del forum per questo interessante progetto! rocco
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Gli Astuti
Moderatore
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Inserito il - 04/12/2007 : 20:16:12
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Interessante ricerca
E Oreste a scritto:
"Ora in latino il ?cerrus? ? una specie di quercia che produce ghiande di grosse dimensioni, si tratta in particolare del cerro, Quercus cerris, una delle tipiche querce pugliesi, che appartiene al medesimo subgenere, Cerris, del fragno e della vallonea; notevoli son poi le somiglianze tra le loro ghiande e le loro cupole, soprattutto tra fragno e cerro, tali da poter ipotizzare che in tempi pre-scientifici poca distinzione fosse fatta tra queste ultime due specie, se teniamo poi conto del fatto che nel Salento meridionale si rarefa fino quasi a scomparire, la presenza del cerro, per lasciare il posto al fragno, ne derivo la seguente ipotesi:....."
Non eravamo a conoscenza del fatto che il cerro avesse una attuale estensione dell'areale pugliese fino al Salento. Tanto ? vero che solo recentemente siamo venuti a conoscenza di alcuni rari esemplari di cerro nell'agro di Martina Franca. Solo pi? a nord ? conosciuto nel bosco della Parata a Santeramo in Colle (BA) e nel bosco "Difesa Grande" di Gravina di Puglia (BA). Pi? a sud non ce lo saremmo aspettati.
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Saluti
Gli Astuti ovvero Piero e Gianpasquale Chiatante Martina Franca (TA) |
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OresteCaroppo
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Inserito il - 05/12/2007 : 04:33:43
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Il Cerro nel Salento
Gentile ?Gli Astuti?,
?nel Salento meridionale si rarefa fino quasi a scomparire, la presenza del cerro, per lasciare il posto al fragno"
Con quel ?quasi? mi riferisco solo alla presenza di qualche esemplare di Quercus cerris piantumato in parchi pubblici o privati, ad esempio nell? albereto Vallone in agro di Galatina e nello stesso parco di Torcito ad opera della Forestale (dal testo "Alberi monumentali del Salento" di Gennaio Roberto, De Santis Biagio e Medagli Piero).
Nessun esemplare spontaneo di cerro (Quercus cerris), per lo meno a me noto sin ora, sopravvive nel basso Salento.
Vari elementi per? mi portano a credere che nel florido recente passato silvano del Salento, estesamente imboschito ancora nel ?700, alcune formazioni relitte di cerro (Quercus cerris), continuavano a vegetare, prima dei selvaggi interventi di disboscamento. A sostegno di questa tesi riporto le seguenti osservazioni:
- innanzitutto il microclima in quei vasti boschi, merito la presenza della stesso esteso manto vegetale, manteneva condizioni pi? idonee alla conservazione delle formazioni naturali di cerro certamente presenti alla fine dell? epoca quaternaria;
- si consideri il ritrovamento di esemplari relitti di cerro ancora nell? area di Martina Franca, dunque nel nord Salento, e se si riconduce questo dato solo alla maggiore altimetria della Murgia dei Trulli, si consideri che il cerro ? un componente della foresta planiziale della piana ionica della vicinissima Lucania (lo si ritrova ad esempio nel Bosco Pantano di Policoro); nessuna barriera geografica poi, si interpone tra il Salento meridionale, la Murgia dei Trulli e la piana ionica lucana;
- inoltre tipica ? l? associazione cerro-farnetto, (Echinopo siculi-Quercetum frainetto , querceto di farnetto e cerro termofilo, in condizioni di pianura), e il farnetto (Quercus frainetto) ? molto diffuso nel Salento Meridionale, specie nelle aree pi? interne e sui rilievi delle Serre Salentine, dove il terebinto, e nel recente passato anche castagni e orni, (qualche castagno vi vegeta rigoglioso ancora oggi), attestano un microclima pi? fresco e comunque condizioni congeniali alla sopravvivenza del cerro.
Vedo pertanto di buon grado l? introduzione ad opera della Forestale del cerro a Torcito, e non mi stupirei se ricerche pi? accurate, soprattutto tra le querce delle Serre salentine, portassero al ritrovamento di qualche esemplare ancora superstite, scampato al fuoco ed alla scure!
Oreste Caroppo
(e-mail: orestecaroppo@yahoo.it)
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Modificato da - OresteCaroppo in data 05/12/2007 04:41:54 |
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OresteCaroppo
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Inserito il - 09/12/2007 : 04:08:19
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Ulteriori dati in merito alla variet? macrobalana Gavioli della Quercus trojana
Aggiungo un ulteriore dato storico in merito alla segnalazione della variet? di fragno macrobalana: il Gavioli la descrisse nel 1935, (Quercus trojana variet? macrobalana Gavioli 1935) .
Riporto qui di seguito alcuni brevi passi riguardanti l? argomento indagato, tratti da vari siti internet.
<< Il bosco di San Basilio rappresenta uno dei pi? estesi ed interessanti boschi di fragno della Murgia dei Trulli, (...) ancora oggi ? uno dei pi? rappresentativi della regione: seppure lontano parente di quello che era il gran bosco che, estendendosi tra Acquaviva delle Fonti, Gioia del Colle e Mottola, con un diametro di 24 miglia tanto impression? nel 1789 il viaggiatore svizzero de'Salis Marschlins, con i suoi attuali 600 ettari, abbastanza continui, ? la pi? estesa formazione boschiva pugliese con prevalenza di fragno (Quercus troiana). (...) Nel bosco di San Basilio il fragno si ritrova nella forma macrobalana, non riscontrabile altrove n? nella penisola balcanica. (...) Il bosco di Bergensatico,-facente parte del gruppo dei boschi di San Basilio in agro di Mottola (TA)- attualmente esteso per circa 130 ettari, nei pressi della SS 100 in direzione di Castellaneta, ? caratterizzato dalla presenza di una fustaia di fragni, pianta che qui presenta un grado di polimorfismo particolarmente accentuato (? infatti diffusamente presente la forma macrobalana, non riscontrabile altrove e identificabile per i caratteri dei frutti e delle foglie).>> (http://www.terredelmediterraneo.org..._basilio.htm)
Interessante trovo qui il riferimento al ?polimorfismo accentuato?, che lascia pensare alla presenza nei medesimi siti tanto di fragni a ghianda normale quanto di fragni a ghianda grossa, una caratteristica che credo paragonabile a quella che, deducibile dalle caratteristiche delle stazioni di fragno oggi relitte nel basso Salento, doveva caratterizzare anche quest? ultima sub-regione.
<<Nel bosco di San Basilio (Murge sud orientali), il fragno, ?u? fragne?, come ? chiamato localmente, si ritrova nella forma macrobalana (forma cos? definita a causa delle grosse ghiande), non riscontrabile altrove n? nella penisola balcanica. Questo bosco, che si estende discontinuamente per circa 600 ettari, ? la pi? estesa formazione boschiva pugliese con prevalenza di fragno.>> (http://www.regione.puglia.it/www/we...rritorio.pdf)
<<A San Basilio, in localit? Burgensatico, abbiamo il pi? esteso e puro bosco di Fragno d'Italia, ritenuto da molti studiosi la "banca genetica" di questo tipo di quercia nel nostro Paese. In particolare, secondo alcuni botanici, nella nostra zona essa si ? sviluppata in una particolarissima ed unica sottospecie, detta Macrobalana, a ghianda notevolmente pi? grossa del normale.>> (http://www.masseriacassiere.it/legg...a.asp?ID=146)
Da un noto ed autorevole testo di botanica sistematica italiana, ?La Flora d'Italia?, di Sandro Pignatti, editore Edagricole, Bologna, 1982, riporto i seguenti dati sul fragno e sulla vallonea concernenti questa indagine:
<<Quercus trojana Webb. (= Quercus macedonica DC.) (...) le ghiande son lunghe 2.5-3.5 cm; presso Matera, Gavioli ha osservato una popolazione con ghiande maggiori, simili a quelle di Quercia Vallonea, che ? stata descritta come variet? macrobalana Gavioli>>
<<Quercus macrolepis Kotschy (= Quercus aegilops L. var. macrolepis Kotschy; Quercus graeca Kotschy) ? Quercia Vallonea (...) ghianda 2x4 cm.>>
Nessun riferimento ? qui fatto in merito ad una differenza tra fragno normale e a ghianda grossa (macrobalana), concernente le foglie, come invece si legge nel passo del sito internet www.terredelmediterraneo.org, sopra riportato, n? troviamo alcun riferimento in merito a differenze nelle dimensioni e nelle forme delle cupole. Le differenze concernerebbero solo le dimensioni delle ghiande. Ovviamente per le cupole ? prevedibile una maggiore grandezza in proporzione, ma non una forma o dimensioni paragonabili a quelle della vallonea, notoriamente enormi rispetto alle altre specie quercine italiane, sebbene le dimensioni delle ghiande di fragno macrobalana e vallonea dovrebbero essere confrontabili; mi aspetto comunque che i record spettino sempre, anche se per pochi millimetri, alle ghiande di vallonea, che raggiungono dimensioni spesso superiori ai 2x4 cm riferiti dal Pignatti nel suo testo, avendo avuto modo di misurare nelle vallonee basso salentine ghiande lunghe anche 5.0 cm e ghiande larghe anche 2.5 cm.
Nelle ghiande di fragno degli alberi di fondo Casalini nel feudo di Cerceto (Cannole), ho misurato per le ghiande lunghezze fino ad un max di 41 mm e larghezze fino ad un max di 24 mm (misurazioni condotte sulle ghiande mature raccolte sotto gli alberi il 16/9/2007, si trattava pertanto di ghiande cadute ai piedi degli alberi nell? autunno 2006 e disseccatesi nel corso dell? estate).
P.S.
Gentile Rocco, ti ringrazio per la disponibilit?!
Mi farebbe molto piacere, se poteste aggiungere ulteriori note sui cerri relitti di Martina Franca, sul loro numero, portamento e consistenza della formazione, sulla loro scoperta, sulla loro ubicazione precisa, su eventuali associazioni con altre essenze o anche loro foto o foto di loro particolari come le ghiande!
Oreste Caroppo
(e-mail: orestecaroppo@yahoo.it)
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OresteCaroppo
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Inserito il - 14/01/2008 : 05:08:27
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Toponimi salentini legati al termine ?cerro? Cerano, Cerrito e Cerceto
Spostiamoci nell?agro di Brindisi, e valutiamo i nomi di due masserie (e delle loro contrade circostanti), ubicate poco distanti da Tuturano, esse sono:
- ?Cerano?, che dista da Tuturano 4 km; la masseria comprende un bosco fra i pi? notevoli della provincia di Brindisi, detto il ?Bosco di Cerano?, o anche chiamato ?Tramazzone"; masseria e bosco ricadono nell'area della centrale Enel;
- ?Cerrito? a 4 km da Tuturano in direzione di Mesagne. La masseria consta di moderni fabbricati; unico relitto del passato, ? un tratto del muro a secco che perimetrava l'antica azienda. <<Notevole ancor oggi il bosco, dai cui alberi di cerro, ? mutuato il nome della masseria.>> (da http://www.tuturano.com/modules.php?name=Masserie ).
Etimologicamente i toponimi ?Cerano? e ?Cerrito? sono dei fitonimi, o pi? precisamente, sono nomi indicanti la presenza di una specie vegetale in situ, chiamata, almeno localmente, ?cerro?.
Il toponimo ?Cerano? ? molto diffuso in Italia, e sempre legato etimologicamente a ?cerro?.
Troviamo ad esempio, nella provincia di Novara (Piemonte), in Pianura Padana, un comune che si chiama Cerano. In quella pianura del nord Italia, la quercia detta Cerro, per antonomasia, la Quercus cerris, ? una presenza botanica annoverabile nella flora spontanea, sebbene la si ritrovi sporadica e qualcuno la creda introdotta da antica data, essendo specie forestale pi? diffusa e tipica dell?Italia centrale e meridionale.
Altro esempio, sempre in Piemonte, ma in area montana, in provincia di Verbania, dove troviamo un monte chiamato "Cerano". In loco insiste il comune emblematicamente chiamato ?Casale Corte Cerro?, che per lo pi?, ? abbreviato in ?Casale?. Il suo territorio comunale ? suddiviso in numerose frazioni; alcune (Casale, Crotto Fantone, Crebbia, Ricciano, Arzo, Cafferonio, Tanchello, Motto, Montebuglio) si allungano proprio sulle pendici del Monte Cerano. Il Castagno ? in quell?area, presenza botanica forestale oggi dominate; lo stesso appellativo ?Cerro? e i nomi ?Cereda? e ?Cerano? attribuiti, rispettivamente, a una frazione e al monte sovrastante, fanno tuttavia supporre che un tempo il Cerro fosse l'albero pi? diffuso, prima che il Castagno, albero tipico e autoctono nel sud Italia, vi fosse introdotto per la ricchezza dei suoi prodotti: i frutti, il legname, le foglie per lo strame. Anche nelle Alpi piemontesi ritroviamo la presenza botanica del Cerro (Quercus cerris).
E? dunque opinione comune, che il toponimo ?Cerano? derivi da ?cerro?, e abbiam visto che nel novarese, il cerro ? albero presente, e allo stesso modo nell?area alpina piemontese; in pi? nella localit? di Monte Cerano, vi abbiam ritrovato altri toponimi legati a ?cerro?, come il comune di ?Casale Corte Cerro?, e la sua frazione ?Cereda?.
La stessa circostanze si ritrova a Cerano, nel brindisino, dove poco distante, un altro toponimo si richiama esplicitamente alla presenza di un bosco di alberi chiamati localmente ?cerri?, un cerreto, si tratta della masseria e della contrada di Cerrito. Valuteremo in seguito se ancora in quei boschi brindisini sopravvivano gli alberi chiamati ?cerri?, da cui i siti han tratto nome e quali fossero tassonomicamente parlando, quelli alberi, se Quercus cerris o altro.
I toponimi salentini Cerceto (Cannole) e Cerrito (Brindisi), han terminazione in ?eto, -ito; la terminazione latina -etum, (in italiano -eto, -ito), dei nomi dei luoghi, denota un sito in cui cresce una pi? o meno determinata specie di alberi o frutici, specificata dalla radice del termine. In Terra d?Otranto abbiamo anche, Frassineto, Frassanito (fraxinus) localit? costiera nel feudo di Otranto, Franite o Fraganite in agro di Maglie (da fragnu o farnia), Visciglito (visciglio, quercia), Termitito (termes-itis), Columito (Calamus?), Guascito o Guasceto. Ed altrove nei territori un tempo rientranti nel Regno di Napoli, Popleto, Popplito (populus, pioppo), Iliceto (ilex), Castagneto (castanea), Fragnitto (fragna, quercia farnia), Feroleto (ferula), Laureto (laurus), Carpineto (carpinus), Corleto (corylus), Salcito (salix), Olmeto (ulmus), etc. E poi abbiamo termini che usiamo frequentemente come oliveto (o uliveto), vigneto, pometo, gelseto, querceto, palmeto, agrumeto, aranceto, frutteto, albereto, pineta, etc. etc.
Oreste Caroppo
(e-mail: orestecaroppo@yahoo.it)
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OresteCaroppo
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Inserito il - 14/01/2008 : 05:41:29
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Quercus trojana nell?agro di Brindisi
Ora valutiamo quale specie quercina sia, tassonomicamente parlando, il misterioso ?cerro? della piana brindisina.
Lungo la piana costiera brindisina (Vita & al. 1988-89), ? stata segnalata la presenza della specie Quercus trojana Webb., il Fragno comunemente detto, nel "Bosco del Compare", bosco costiero, dove si trovano una cinquantina di esemplari di Fragno con abbondante fruttificazione e con rinnovazione spontanea. Si tratta di un bosco di Leccio, Roverella e Carpino nero, dove sono stati osservati anche ibridi Roverella-Farnia, che testimoniano l?antica presenza della Farnia (Quercus robur), nel Salento. A seguito di questa scoperta si comincio ad estendere pi? ad Est sino all?agro di Brindisi, l?areale naturale di diffusione del Fragno in Puglia; areale che dopo le mie nuove segnalazioni basso salentine, che ho indicato in una precedente cartina geografica, si deve, dilatare fino alle propaggini pi? meridionali della Penisola Pugliese.
Immagine:
124,9 KB Nella cartina, la linea continua chiusa racchiude l?area delle Murge apulo-lucane ritenute nei decenni passati, il solo areale di distribuzione della ?Quercus trojana Webb.? in Italia, secondo Maselli (1940); areale poi modificato da Vita et al. (1988-1989) a seguito della scoperta della Stazione di Bosco del Compare, che ha portato alla dilatazione dell?areale fino alla piana costiera brindisina. I tondini scuri indicano nella porzione di Salento mostrata, le ulteriori segnalazioni di Fragno vegetante, spontaneamente, al di fuori dell?areale murgese tracciato; si tratta delle due stazioni del Nord Salento, una in agro di Brindisi (Bosco del Compare) e l'altra in feudo di Squinzano (Bosco Gagliardi), inoltre ? indicata la localit? basso-salentina e occidentale, nel gallipolino, dove ritroviamo, in feudo di Nard?, un?ulteriore stazione di Fragno, quella di Porto Selvaggio. Per le ulteriori stazioni nel basso Salento orientale, grossomodo nel circondario di Otranto, (Caroppo 1995-1996), si veda la cartina superiore.
E? dunque appurata la presenza del Fragno, nell?agro di Brindisi, pertanto ? possibile che come ipotizzato per Cerceto (agro di Cannole) in provincia di Lecce, dove, dall'antica presenza del Fragno ? derivato etimologicamente quel toponimo, lo stesso sia accaduto per i toponimi delle contrade boscose di Cerano e Cerrito nel brindisino, dove peraltro, nel feudo di Brindisi, proprio come nel territorio di Cannole, ancora il Fragno vi sopravvive!
Oreste Caroppo
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OresteCaroppo
Utente Normale
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Inserito il - 14/01/2008 : 05:55:27
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Quercus cerris in agro di Brindisi ?
Forse per?, continuando la trattazione del punto precedente, i toponimi Cerano e Cerrito, discendono proprio dall?antica presenza in quelle contrade del Cerro per antonomasia, la Quercus cerris. Fermo restando quanto precedentemente scritto in merito alla presenza del Cerro nel Nord Salento (Murgia dei Trulli, Valle d?Itria), e nell?area dell?Alta Murgia, non sono a conoscenza della presenza di questa specie nei boschi di Brindisi!
Trovo scritto per?, nella pagina web http://www.provincia.brindisi.it/pr...ano?OpenPage in merito al Bosco di Cerano:
<<Il Bosco di Cerano si estende in senso longitudinale dalla costa verso l'interno. Presenta un gradiente vegetazionale in cui si passa dal Leccio e dal Pino d'Aleppo, dominanti sul lato costiero, a querce quali il Cerro, la Roverella, il Rovere, il Leccio nella parte pi? interna del bosco. Particolari condizioni microclimatiche permettono lo sviluppo di piante igrofile come l'Olmo campestre ed in particolare il Carpino nero. Il fitto sottobosco ? costituito da Lentisco, Mirto, Fillirea, Alaterno, Smilace, Rovo, Ginestra, ecc.>>
L?informazione della presenza del Cerro, nel Bosco di Cerano, ? presente in altri siti internet, ma molto probabilmente la fonte iniziale di irradiazione di questo dato, ? la sopra citata pagina web.
Nel testo della LEGGE REGIONALE N. 19 DEL 24-07-1997 della REGIONE PUGLIA "Norme per l'istituzione e la gestione delle aree naturali protette nella Regione Puglia", trovo scritto in merito alle presenze arboree e forestali del boscvo di Cerano: <<Residua area boschiva-in agro di Brindisi-costituita prevalentemente da Leccio (Quercus ilex) e da importanti presenze di Quercus virgiliana, Quercus dalechampii, Ostrya carpinifolia>>. L? Ostrya carpinifolia, ? il Carpino nero; la Quercus dalechampii, ? il Rovere meridionale; la Quercus virgiliana la Quercia virgiliana.
Riguardo a masseria ?Cerrito?, non lontano da Tuturano, e pi? nell?entroterra rispetto a Cerano, nella pagina web http://www.tuturano.com/modules.php?name=Masserie , leggo:
<<notevole ancor oggi il bosco>> ubicato in quella contrada, <<dai cui alberi di cerro, ? mutuato il nome della masseria>>.
Chiedo pertanto ai gentili naturalisti, che frequentano queste pagine, e che hanno avuto modo di visitare o studiare i boschi del brindisino, se la notizia della presenza ancor oggi, di esemplari di Cerro (Quercus cerris), nel bosco di Cerano e di Cerrito, ? attendibile, o se sotto questo fitonimo (nome di pianta), si ? voluta indicare qualche altra specie quercina del subgenere Cerris, come la Vallonea o pi? probabilmente il Fragno.
In casso fosse presente anche il Cerro, (Quercus cerris), in quei boschi, questo non potrebbe che essere un ulteriore interessante elemento in merito alla conservazione dell?antica biodiversit? del territorio salentino, e l?etimologia di Cerano e Cerrito la si dovrebbe collegare, in tal caso, proprio alla presenza della Quercus cerris nella flora forestale di quei boschi.
In caso contrario e nel caso vi fossero invece in quei siti, quali Cerrito e Cerano, dei Fragni, avremmo una situazione in tutto identica a Cerceto, dove dagli alberi di Quercus trojana, che nel Salento eran talvolta indicati, come ipotizzato, col nome ?cerro?, o altre varianti volgari sempre derivate dal latino ?cerrus?, ? derivato il toponimo del sito, e dove ancor oggi quella specie botanica tanto simbolica localmente, continua a vegetare!
In merito alla straordinaria conservazione e sopravvivenza in situ di specie botaniche che han dato nei secoli passati il nome alle contrade circostanti, mi piace qui ricordare il caso di ?Contrada La Castagna?, in territorio di Supersano, in provincia di Lecce, una vasta area agricola (uliveto-vigneto-seminativo) e silvana, dove ancora oggi sopravvivono sulle pendici della collina, la Serra di Supersano, alcuni alberi di Castagno (Castanea sativa) perfettamente vegetanti e con nuovi alberetti nati da seme e da virgulti vegetanti attorno e in via di naturale diffusione, frenata per?, ahinoi, dalle frequenti attivit? agricole circostanti!
Oreste Caroppo
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OresteCaroppo
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Inserito il - 14/01/2008 : 05:59:16
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La Quercus petraea nel Salento
Inoltre sarei interessato a sapere se in merito alla presenza di Roveri nel Bosco di Cerano, come si legge nella pagina web http://www.provincia.brindisi.it/pr...ano?OpenPage nel passo sopra riportato, si intende semplicemente la Rovere per antonomasia (Quercus petraea), o la Rovere meridionale (Quercus dalechampii, o ?Quercia di Dalechamps? anche pi? diffusamente chiamata), entrambe specie attestate in Puglia (e nel Salento).
Se teniamo conto di quanto riportato nella LEGGE REGIONALE N. 19 DEL 24-07-1997 della REGIONE PUGLIA "Norme per l'istituzione e la gestione delle aree naturali protette nella Regione Puglia", in merito alle presenze arboree e forestali del boscvo di Cerano troviamo menzionata la Quercus dalechampii, e dunque il Rovere meridionale, e non la Rovere Quercus petraea.
Nel basso Salento, faccio notare, che ? molto pi? diffuso il Rovere meridionale, ma non assente il Rovere propriamente detto, la Quercus petraea.
Si legge nel testo ?Alberi Monumentali del Salento?, che in localit? ? 'Ca Giuvanni?, in agro di Maglie (provincia di Lecce), nei pressi del Bosco Luca Giovani che ricade in feudo di Scorrano, si ? rinvenuto l?unico esemplare, sin ora noto per il basso Salento, di Rovere (Quercus petraea), ancora vegetante. Certamente altri esemplari di Rovere, (Quercus petraea), non ancora identificati come tali, vivono nell?area circostante, che un tempo ricadeva nel vasto ed antico Bosco Belvedere.
Oreste Caroppo
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rocco
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Inserito il - 22/01/2008 : 09:40:06
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molto interessante, Oreste! credo che l'argomento "Quercus" in Puglia non sia mai stato semplice, per via delle numerose specie e della loro variabile denominazione. inoltre l'apporto della cultura popolare dei nomi ? relativo e genera parecchie confusioni (in varie zone il cipresso si chiama pioppo, il lanterno e il leccio si chiamano fragno...) Riguardo alla reale distribuzione si pu? soltanto esplorare il territorio e censire le specie reali. rocco
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