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grazia
Utente Attivo
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Inserito il - 02/01/2007 : 23:15:11
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Mettendo in ordine le foto del 2006 ? spuntato ... un ratto. Ratto delle chiaviche?
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Fotografato nel marzo scorso in un'area protetta salentina
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Grazia Giovannetti Melpignano |
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Cristiano Liuzzi
Utente Senior
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Inserito il - 03/01/2007 : 12:22:28
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Sembrerebbe proprio un Ratto delle chiaviche ma per essere certi bisognerebbe osservare l'esemplare nella sua interezza, quindi compresa tutta la coda......... Comunque bravissima Grazia, questi animali non hanno molti estimatori nemmeno tra gli appassionati di natura..... invece personalmente trovo molto interessanti tutti i micromammiferi, anche se certi Ratti di micro hanno ben poco....
saluti Cristiano
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grazia
Utente Attivo
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Inserito il - 03/01/2007 : 19:55:45
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Citazione: Sembrerebbe proprio un Ratto delle chiaviche ma per essere certi bisognerebbe osservare l'esemplare nella sua interezza, quindi compresa tutta la coda.........
In questa foto la coda si vede in buona parte, forse baster? a fugare ogni dubbio.
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Citazione: questi animali non hanno molti estimatori nemmeno tra gli appassionati di natura..... invece personalmente trovo molto interessanti tutti i micromammiferi
Trovo questi animali molto belli esteticamente, ma, gusti a parte, credo che abbiano anche un ruolo ecologico come tutti gli esseri viventi (giusto?). Conosco anch'io appassionati di natura e addirittura studiosi che non li vogliono nemmeno sentire nominare. Quello che fa pi? rabbia, per?, ? l'atteggiamento della maggior parte della gente che li combatte in ogni modo: trappole, veleni, ecc. e poi ammazza anche i nemici naturali: i serpenti. A prova di questa ignoranza radicata nei nostri cospecifici posto di seguito la foto di un cervone che Enrico ed io abbiamo trovato ammazzato nello stesso punto in cui avevo fotografato il ratto, ma un paio di mesi dopo.
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Come si vede non si sono accontentati di ucciderlo, ma hanno anche infierito staccandogli testa e coda.
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Grazia Giovannetti Melpignano |
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Cristiano Liuzzi
Utente Senior
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Inserito il - 03/01/2007 : 20:27:35
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[/quote] In questa foto la coda si vede in buona parte, forse baster? a fugare ogni dubbio. [/quote]
da questa ulteriore foto confermerei Ratto delle chiaviche, poich? nel nero la coda dovrebbe essere pi? lunga e sottile, inoltre essere superiore alla lunghezza capo +lunghezza corpo..
saluti cristiano
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boccaccio
Utente Medio
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Inserito il - 03/01/2007 : 20:50:41
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hai ragione Grazia, i ratti hanno un "ruolo ecologico" ben definito come saccheggiatori di nidi di uccelli e predatori opportunisti di praticamente tutti gli animali pi? piccoli di loro. Ad esempio i ratti sono probabilmente i principali predoni dei nidi di grillaio sui tetti.
Saluti,
Luigi
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Luigi Boccaccio https://sites.google.com/site/luigiboccaccio/ |
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Matteo Visceglia
Nuovo Utente
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Inserito il - 03/01/2007 : 21:16:14
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I ratti creano problemi anche alle testuggini. Di certo agli esemplari in condizioni di svernamento in cattivit? mal protetti e anche a quelli liberi in natura come la piccola tartarughina che vedete nelle due foto.
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grazia
Utente Attivo
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Inserito il - 03/01/2007 : 23:06:56
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Cari Luigi e Matteo, mi avete spezzato il cuore. Credo per? che nel caso dei nidi sui tetti dei grillai il problema sia che comunque si tratta di un ambiente antropizzato, quindi in cui i topi prosperano grazie all'uomo e dove parlare di ruolo ecologico sia un po' troppo, non so la povera testuggine dove viva ma immagino che anche in questo caso ci sia un analogo problema. Ma in un ambiente naturale, in buon equilibrio, non potrebbe rientrare anche il ratto?
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Modificato da - grazia in data 03/01/2007 23:08:03 |
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Grazia Giovannetti Melpignano |
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gefa
Moderatore
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Inserito il - 03/01/2007 : 23:16:57
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Porto il mio contributo con questo bell'esemplare fotografato ad Ariscianne a settembre 2006
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Ciao. Giuseppe
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Giuseppe Fiorella |
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Matteo Visceglia
Nuovo Utente
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Inserito il - 03/01/2007 : 23:58:50
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Il problema del ruolo ecologico del ratto ? legato al fatto che in certi ambienti ce ne sono troppi e che dovendo anche loro "campare" sono costretti a fare gli opportunisti a 360?. Con tutte le conseguenze che possiamo immaginare... Una volta un ratto mangi? letteralmente un dito ad una poiana irrecuperabile che stava in cattivit?... Se non avessi spostato in tempo la poiana il ratto piano piano avrebbe rosicchiato anche le altre dita compromettendo le funzioni delle zampe! Credo che questo "lavoro" lo facciano di notte, quando cio? alcuni animali sono pi? vulnerabili. Immaginate cosa succede alle uova e ai pullus di tanti uccelli (compresi i grillai) che nidificano dove il ratto pu? arrivare!
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grazia
Utente Attivo
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Inserito il - 04/01/2007 : 00:15:23
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Questa proprio non me l'aspettavo! La poiana non dovrebbe, per l'appunto, essere un nemico naturale dei ratti?
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Grazia Giovannetti Melpignano |
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Matteo Visceglia
Nuovo Utente
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Inserito il - 04/01/2007 : 00:36:51
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Si, ma in cattivit? le cose possono andare diversamente! Non capita frequentemente (per fortuna) ma capita! Uno dei motivi per cui alla fine c'? una "pacifica" convivenza tra ratti ed altri animali in cattivit? ? legato al fatto che quest'ultimo in fondo preferisce raccattare cibo lasciato dai rapaci (o altre specie). In un altro caso ho accertato che un ratto mangiava nella stessa ciotola di cibo di un furetto! Non l'ho mai visto direttamente ma me ne accorgevo dalla presenza degli escrementi che a volte lasciava anche nella ciotola...!
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boccaccio
Utente Medio
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Inserito il - 04/01/2007 : 00:52:28
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Purtroppo sia il ratto nero (Rattus rattus) che il surmolotto (R. norvegicus) sono specie esotiche ed invasive. Il primo ? originario dell'India-sud est asiatico, il secondo della Cina settentrionale.
Soprattutto nelle isole, ma anche in altri contesti in cui si intenda ottenere dei risultati significativi nella conservazione di specie minacciate di uccelli, rettili, anfibi e micromammiferi, ? necessario passare attraverso l'eradicazione o, per lo meno, la riduzione notevole delle popolazioni dei ratti.
Cara Grazia, parlavo di "ruolo ecologico" semplicemente parafrasando scherzosamente (non me ne volere!!!) il tuo messaggio.
Comunque ? impressionante la storia della poiana: sinceramente non potevo immaginare che i ratti arrivassero a tanto!!!
Personalmente, quando mi trovo a che fare con un ratto, preferisco eliminarlo con qualsiasi attrezzo mi capiti per le mani piuttosto che aspettare che il comitato di quartiere o il brontolone di turno faccia partire raccolte di firme per la disinfestazione... forse sono troppo diffidente, ma non credo che le esche siano selettive verso altri animali (vedi i ricci), o che gli anticoagulanti usati non abbiano effetti sui predatori che catturino i ratti moribondi (allocchi, barbagianni, volpi, faine...).
Luigi
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grazia
Utente Attivo
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Inserito il - 04/01/2007 : 03:19:24
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Mediter?.... anche se mi rimane la convinzione che per qualche specie, ad esempio i serpenti, sia una gioia avere a che fare con i ratti. C'? un posto in cui vedevo biacchi in quantit? e di dimensioni impressionanti. In quel posto c'era anche una quantit? straordinaria di ratti, poi "qualcuno" li ha fatti fuori (anche se forse non tutti) e sono spariti anche i serpenti, o per lo meno non se ne vedono pi? come prima. L'altra convinzione, e questa volta nessuno riuscir? a farmi cambiare idea, ? che siano animali straordinariamente belli!
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Modificato da - grazia in data 04/01/2007 03:20:41 |
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Grazia Giovannetti Melpignano |
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Fabio Mastropasqua
Moderatore
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Inserito il - 04/01/2007 : 09:38:35
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bene bene questo forum diventa sempre pi? interessante!!
scusate se sposto un p? indietro la discussione ma secondo me le foto postate da Grazia ritraggono un Ratto nero (R. rattus) mentre la foto postata da Giuseppe un Ratto delle chiaviche (R.norvegicus); nn ci giurerei ma i caratteri che mi hanno fatto un p? pensare sono: la dimensione delle orecchie rispetto al capo (nel ratto nero pi? grandi], e la "forma" del muso (pi? a punta nel nero, pi? ottusa nel surmolotto),nonch? le proporzioni coda/corpo; che ne pensate?
per quanto riguarda il discorso ratti belli o brutti, se posso dire la mia,credo che come tutte le specie diffuse grazie e a causa dell'uomo, siano "eticamente" delle specie "esotiche"; ? vero anche che ? cos? radicata la diffusione delle specie (nel tempo, nello spazio e nelle quantit?) che in realt? oggi non si pu? negare che le stesse rivestano un "pesante" ruolo ecologico...che questo poi sia in certi casi di "predone" e in certi altri di "preda", e in altri ancora di veicolo per virus piuttosto che di spazzino, non importa, anzi.Alla strgua di molte specie opportuniste grazie all'uomo ha subito un espansione vertiginosa, e alla stregua dei gatti o dei cani o delle capre, in certi ecosistemi pi? "fragili"(vedi le isole)hanno portato grossi scompensi ecologici e/o all'esistinzione di altre specie "impreparate" all'arrivo della specie aliena...una cosa ? certa, se si tende a demonizzare, o ad antropizzare in genere una specie, si perde di vista il essere "animale".
Certo ? che se dopo 20 giorni di trepidante attesa che un rapace ferito riprenda le sue funzioni motorie o che delle uova si schiudano , arriva un bel giorno un ratto "furbacchiotto" e distruggere lavoro e speranze....beh sfido chiunque a non "alterarsi"...
ciao a tutti
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Fabio - Bari
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angela corasaniti
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Inserito il - 04/01/2007 : 12:18:28
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Che discussione appassionante! E' bello che partendo da un animaletto tanto comune e ricordato solo per le sue caratteristiche "dannose" si prenda spunto per parlare di etica. I tuoi interventi Fabio sono sempre lucidi ed equilibrati; vorrei per? aggiungere qualche considerazione. Comprendo la rabbia di chi vede un animale curato per lungo tempo aggredito da un topo...ma come descrivere allora quello che si prova nel trovare specie agonizzanti ferite da pallini o intrappolate in marchingegni tanto rudimentali quanto crudeli? Non so perch? ma ogni volta che vedo gli esseri umani colpevoli di certi scempi la mia "incavolatura" si moltiplica all'infinito! Che sia l'uomo il maggiore responsabile degli squilibri dell'intero ecosistema non ? un mistero per nessuno. Ci? che preoccupa ancor di pi? sono le soluzioni prese per rimediare ai danni provocati. Per esempio, le campagne di derattizzazione non ammazzano solo i topi ma uccidono in maniera indiscriminata qualunque animale. E dopo poco tempo i ratti tornano ad essere pi? numerosi di prima. Ripristinare un equilibrio sconvolto dalla presenza eccessiva di una specie "sterminandola" credo sia sbagliato, dannoso e inutile. Eppure i Comuni si ostinano ad investire risorse in questo tipo di soluzione trascurando le origini del problema ed evitando di investire più risorse in una politica pi? efficace riguardo lo smaltimento dei rifiuti.
Prendersela con la Natura ? la soluzione pi? semplice. Ma gli animali seguono il loro istinto di sopravvivenza quando predano. L'essere umano, con le sue grandi capacita intellettive, non riesce nemmeno a conservare la sua specie. E' esagerato pensare, (vedi "Matrix") che la razza umana sia il peggior VIRUS comparso sulla terra dalle sue origini?
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boccaccio
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Inserito il - 04/01/2007 : 14:17:32
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Carissimi, il mio intervento era volutamente poco equilibrato, con l'obiettivo di trasmettere il seguente messaggio: spesso agire in un'ottica "animalista" pu? portare a problemi nella conservazione delle specie e degli ecosistemi.
Non darei tutti i torti ad Angela quando afferma che Homo sapiens sapiens ? probabilmente il peggior virus comparso sulla Terra. Praticamente tutti gli scompensi ecologici verificatisi nei 2-3 millenni di civilt? umana, con ritmo ben diverso da quello delle ere geologiche, sono dovuti all'azione antropica. Tra questi rientrano i danni prodotti dall'introduzione di specie alloctone. Quando purtroppo una specie esotica ed invasiva (che provoca danni a specie autoctone, per predazione, parassitismo o competizione) si insedia una certa area geografica, accanto ovviamente a predisporre tutte le misure affinch? l'evento non si ripeta e ad accertare le responsabilit?, ? pur sempre necessario procedere all'eradicazione della specie, o per lo meno al suo contenimento. Le argomentazioni di tipo animalistico o le credenze religiose (panismo, La Natura etc..) devono restare fuori dalla gestione del territorio e degli "equilibri" ecologici.
Vi porto un paio di esempi semplicissimi a riguardo.
1) Nel Parco Regionale di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli (Toscana) ? presente una elevatissimo carico di ungulati (pi? o meno alloctoni: daini, cinghiali dell'est europeo), suppongo (ad occhio, senza dati alla mano) ben maggiore rispetto a quanto naturalmente si avrebbe in quell'area. Gli abbattimenti selettivi sono effettuati dal personale del Parco, ma in un continuo scontro con le associazioni animaliste, e pertanto probabilmente in misura ben inferiore rispetto a quanto si dovrebbe fare. Qual'? il risultato? In tutto il Parco ? difficilissimo incontrare uno stagno con acque abbastanza limpide da permettere la sopravvivenza di piante sommerse, anfibi e insetti acquatici pi? sensibili. La vegetazione ripariale ? daneggiata dai cinghiali, che predano sistematicamente i nidi dell'avifauna acquatica. Allora quale dovrebbe essere l'obiettivo di un'area protetta: creare un giardino zoologico dove sia facilissimo vedere daini e cinghiali, per la gioia dei turisti della domenica e degli animalisti, oppure preservare un angolo di natura che possa rendere l'idea di cosa sia l'ecosistema della foresta planiziale?
2) La specie ferali (rinselvatichite) pongono sovente dei problemi di gestione analoghi a quelli delle specie alloctone. Per entrambe queste categorie, ho in mente moltissimi esempi che provengono dal mondo delle piante infestanti e che non sto qui a riportare. Tornando agli animali, penso sappiate tutti che l'Appennino centro-meridionale ? densamente popolato da branchi di cani rinselvatichiti. Questi animali sono purtroppo responsabili di gran parte delle razzie ai danni del bestiame, per le quali puntualmente viene incolpato il lupo, perseguitandolo con schioppettate e bocconi avvelenati. Molti progetti di reintroduzione o restocking di lepre italica, capriolo e altri animali sull'Appennino trovano tra i principali ostacoli proprio la presenza dei cani randagi o rinselvatichiti. Ovviamente occorre mettere in atto e far rispettare tutte le misure preventive al randagismo (vedi microchip), insistere con l'educazione e la sensibilizzazione... ma perch? i cani randagi devono essere costipati come sardine nei canili-lager, per la gioia delle associazioni sedicenti animaliste che spesso li gestiscono in forma speculativa e capitalistica? Il risultato ? sotto gli occhi di tutti: le amministrazioni comunali possono permettersi di "stipendiare" solo pochi cani, per cui il problema del randagismo resta in gran parte irrisolto. Allora mi domando perch? non sia possibile, con determinate modalit?, criteri e termini, abbattere i randagi: non sarebbe forse meno costoso, pi? rispettoso per il benessere dei randagi, meno impattante per l'ambiente e per la sua fruibilit? da parte degli amanti dell'aria aperta (provate a fare un giro in bici sulle Murge!!!).
Saluti,
Luigi
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