Descrizione
Rapace notturno di medie dimensioni (lunghezza 35-40 cm), il Barbagianni
differisce dagli altri Strigiformi italiani per la maschera facciale
a forma di cuore e per il piumaggio che risulta più chiaro.
Maschio e femmina sono simili: parti superiori color camoscio con
macchiette a forma di goccia grigio-bianco. Testa tonda, assenza di
ciuffetti auricolari, dischi facciali bianchi con una bordatura bruna
che ne definisce il profilo. Al centro della faccia il becco forma
una “V” alla cui base si trovano i neri occhi.
Il volo è basso, agile e silenzioso, con battiti alari profondi
e veloci.
Il canto del Barbagianni è un sibilante grido come un soffocato
e stridente soffio.
A causa delle abitudini notturne non è facile riuscire a vedere
un Barbagianni. La sua presenza è però rilevabile oltre
che dalle particolari vocalizzazioni, anche dalla scoperta di tracce
indirette: le “borre”, rigurgiti di materiale non digerito
(ossa, peli, piume, ecc.) sono la testimonianza della presenza della
specie nel sito di ritrovamento.
Alimentazione
La dieta del Barbagianni è costituita prevalentemente da piccoli
mammiferi (arvicole, topi, toporagni).
Ottimi predatori, cacciano nella notte con l’ausilio del sofisticato
udito coadiuvato dalla vista. Due sono le strategie di caccia utilizzate
da questa specie: in caso di buona visibilità (crepuscolo,
luna piena, area urbana, ecc.) il Barbagianni, da un posatoio situato
in posizione dominante rispetto al territorio circostante, si avventa
in picchiata, rapido e silenzioso, sulla preda; in caso di buio totale
invece sorvola l’area di caccia calibrando il volo con una serie
di “aggiustamenti”, fino a localizzare con precisione
la preda e bloccarla a terra con gli artigli protesi in avanti.
Attraverso l’analisi dei resti ossei contenuti nelle borre è
possibile identificare le specie predate dal Barbagianni.
Habitat
Vive in zone pianeggianti o collinari caratterizzati da ampi spazi
aperti (prati, pascoli, aree coltivate, ecc.) che fungono da “area
trofica”: siti di caccia preferenziali della specie.
Il Barbagianni è una specie che ben si adatta a territori antropizzati:
utilizza spesso come siti di riproduzione ruderi, fienili, granai
e vecchie masserie.
In genere una coppia occupa ogni anno lo stesso territorio, in caso
di abbondanza di prede si possono costituire rade colonie formate
da più coppie.
Perchè i rapaci notturni hanno dischi facciali
e visione frontale?
Una evidente differenza tra rapaci diurni e notturni è proprio
la conformazione della testa. Nei rapaci diurni gli occhi sono posizionati
lateralmente al capo e la morfologia generale della testa risulta essere
affusolata e snella. I rapaci notturni invece hanno testa tonda, grande
e piatta: gli occhi sono posizionati frontalmente all’interno
di una maschera facciale che è caratteristica di tutti gli Strigiformi.
Si tratta di una struttura ampia e complessa, formata da fitte penne
rigide disposte in più strati compatti, adatta a riflettere in
modo efficace i suoni ad alta frequenza e nascosta sotto
un fine piumaggio acusticamente permeabile.
La funzione è quella generale dei padiglioni auricolari: i dischi
facciali raccolgono i suoni da un ampia porzione di spazio e li dirigono
nelle aperture auricolari. Le aperture auricolari sono asimmetriche
(caratteristica peculiare degli strigiformi!): in questo modo la raccolta
dei suoni avviene in una porzione di spazio tridimensionale.
Quando l’uccello sente un rumore ruota immediatamente la testa
nella direzione di provenienza (rotazione anche di 270°!!) così
da avere la sorgente sonora di fronte ed ottimizzare l’eventuale
ascolto successivo.
La rotazione del capo consente inoltre all’animale di puntare
gli occhi immobili sul bersaglio completando la percezione sensoriale
della preda.
In conclusione la testa del Barbagianni (e in generale di tutti i rapaci
notturni) è un vero e proprio radar capace di percepire e discriminare
i suoni della notte e individuare con esattezza le sue prede.
Bibliografia consultata
CHIAVETTA, M. 1988. Guida ai rapaci notturni. Strigiformi d’Europa,
Nord Africa e Medio Oriente. Zanichelli, Bologna.
CIGNINI, B. 1989. La nicchia trofica del Barbagianni nella gravina di
Castellaneta. Umanesimo della Pietra, 4, pp. 63-66.
HUME, R. 2002. Uccelli d’Europa. Collana “Guarda & Scopri”.
Fabbri Editori, Singapore.
SUBLIMI SAPONETTI, S. 1986. Posatoio di Barbagianni Tyto alba in un
casale altomedioevale dell’entroterra barese: S. Pietro in Balsignano.
In FASOLA, M., Atti III Conv. Ital. Orn., 303-304.
Serena Scorrano
serenasco@hotmail.com
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